domenica 15 aprile 2007

Lo humour che ferisce...





Un proverbio Africano dice: "The ax forgets. The tree remembers."
Tradotto in italiano potremmo dire: "L'ascia dimentica. L'albero ricorda".
Quando feriamo qualcuno senza rendercene conto ("Ma stavo solo scherzando..."),
noi dimentichiamo, la persona ferita ricorda.

Ho trovato questo proverbio in un interessantissimo articolo della rivista Toastmaster, Club internazionale di comunicazione e di public speaking, in cui si affronta il tema della differenza tra lo humour che aiuta, "humour that helps" e lo humour che ferisce, "humour that hurts".

In sostanza, qual è il labile confine tra queste due forme di "scherzo"? Dove finisce la battuta ironica e simpatica e dove inizia lo scherzo distruttivo?
Il tema mi sembra molto attuale visto i fenomeni dilaganti di bullismo (almeno secondo quanto riferito dai media). Dico "almeno", perchè sono convinta che il bullismo sia sempre esistito (lo ricordo soprattutto alle medie e alle superiori), seppure ora possa trovare certamente nuove forme ed occasioni per manifestarsi nel suo profondo cinismo ed intollerabile crudezza.

Ritornando all'articolo, noi possiamo "ridere di qualcuno" (toxic humour) o "ridere con qualcuno" (nourishing humour).

La differenza è sostanziale: se rido di qualcuno, lo metto immediatamente da parte, lo derido di fronte agli altri, lo metto in difficoltà, distruggo la sua autostima, rafforzo gli stereotipi e lo faccio in modo crudele, offensivo e sarcastico. L'intento è quello di DIVIDERE.

Se invece rido con qualcuno, scherzo INSIEME a lui/lei, in modo simpatico e costruttivo, mi diverto insieme alla persona, la metto al centro dell'attenzione in modo positivo, rompo il ghiaccio, scherzo su quei tratti curiosi ed esilaranti che ci accomunano. L'intento è quello di UNIRE e creare empatia.

Ci sono effettivamente battute che possono ferire, anche profondamente. Credo però che evitarlo sia quasi impossibile, perchè lo scherzo è parte della nostra natura così come la sottile cattiveria che si annida in ognuno di noi.
Possiamo però essere più consapevoli di quanto le parole possano far male, così come silenzi o sguardi di rifiuto.

E' vero. L'albero ricorda, porta le ferite, ma anche le cicatrici.
Va avanti e cresce nonostante tutto, alzando la testa orgoglioso.

Credo che l'immagine più appropriata per questo post sia proprio un albero in cui mi sono imbattuta per caso in una strada di passaggio di Milano. Ho visto la sua testardaggine e il suo orgoglio nel suo abbraccio alle barre di ferro. E' sano e cresce nonostante tutto. Vive in simbiosi con chi una volta deve avergli fatto davvero male.

2 commenti:

Marco Bandini ha detto...

Ciao Valentina,
grazie.

La foto è veramente stupenda,
il post l'ho letto ma... continuavo a pensare alla foto...

E' curioso, credo che spesso parliamo, parliamo, parliamo, dicendo anche cose serie e interessanti e sagge, ma... l'emozione è un'altra cosa

e chi scatta una foto come questa, indipendentemente dal motivo, l'occasione o lo stato d'animo, racconta molto, tanto di se stesso/a

Grazie.

Atinne ha detto...

Ciao Marband

ti ringrazio per il commento davvero sentito. Hai perfettamente ragione. Le immagini riescono a trasmettere delle emozioni così prepotenti e forti. Per questo mi piace coglierle con la mia macchina fotografica! Credo siano il cuore di un blog insieme alle parole, a volte ancor più delle parole... riescono a toccare corde davvero profonde...